Questo un frammento di storia quotidiana. Oggi , vestito con il suo kimono d’onore, l’uomo che lo indossava, è stato accompagnato nel suo ultimo viaggio su questo pianeta Terra.

” …la morte é una realtà che pertiene a tutta la vita terrestre, ma l’uomo la percepisce in modo diverso rispetto al significato che la Natura originariamente le diede….” (Sri Aurobindo in “La Morte”)

3-10-2013=10=1

Una cerimonia di commiato, amici e parenti, una benedizione e la naturale commozione, hanno suggellato i pochi mesi consumati dalla malattia e dalla sfida per sconfiggerla.

Una vita in un istante.

Il ricordo si fa sfocato per chi lo conosceva tra sorriso e mestizia. Per il figlio, i dissapori si stemperano nell’acre atmosfera delle ore d’ospedale, alla ricerca di una fine serena, tra il perdono e il riconoscimento di un’appartenenza.

Niente sarà più come prima. Come dopo ogni fine.

Tutto rimane fermo nella buca del Tempo mentre rotola diseguale, sistemica, subitanea e plateale la Storia immortale di ogni uomo che nasce, muore, rinasce, muore, rinasce… per tornare a morire…

Dall’inizio del Tempo fino alla fine dei Tempi.

………….

Ho conosciuto G. tramite una comune amica che desiderava che io gli facessi un consulto. Lui disperatamente voleva sapere il senso della sua malattia e della sua stessa vita, aggrappato alla possibilità di una scoperta che EOS –Energia Olografica Sistemica potesse dargli. Aggrappato a me come se la mia ” visione” dei suoi corpi sottili potesse dissolvergli il ricordo delle ferite ricevute e inferte nella dura lotta per essere un uomo.

Cadde nel sonno profondo, con gli occhi semiaperti, eppure già persi nei meandri dell’astrale, sembrava controllare i miei movimenti, tenere a bada la vita mentre giaceva già con la morte.

Da quel viaggio iniziatico che le Guide regalarono al mio occhio interiore egli si risvegliò come rischiarato dalla terapia energetica che per quasi un’ora lo aveva scandagliato nella memoria olografica. Sembrava che si fosse alleggerito, più agile e “presente”.

Erano mesi che non dormivo così-mi disse- e volle sapere senza remore, incalzante come un samurai instancabile nella sua battaglia finale, ciò che era affiorato nella lettura energetica.

Seppe della sua ultima incarnazione prima dell’attuale, in un tempo osceno della Storia, l’Olocausto. Seppe da quale parte era stato. Non si meravigliò delle assonanze con i suoi sogni. Dei suoi incubi.

Rivide la solitudine dell’infanzia e l’asprezza dei suoni nelle stanze di casa, tra l’odore di naftalina delle divise paterne e i fazzoletti odorosi di lavanda, unica boccata di primavera tra le tende socchiuse sulla vita di sua madre. Come anche su molti aspetti della sua stessa vita, tra fughe e silenzi.

Sono pronto a morire -mi disse- ma voglio capire, sapere perché il gioco è nelle nostre mani senza conoscerne la chiave.

Gli risposi che la chiave del gioco è il gioco stesso.

Gli rammentai di fare bene il suo gioco, le ultime mosse sulla scacchiera del tempo- Fai bene il tuo gioco anche se sai che vincerà Lei, la Signora della notte, la qualità del tuo gioco però determinerà la qualità del tuo addio.

Comprese così il significato più profondo del film di Ingmar Bergman “Settimo Sigillo”, un cult che gli rammentai e che egli mi disse adorava.

http://www.youtube.com/watch?v=d2S9VVeGNkA  frammento “Partita a scacchi con la morte”

Assonanze e risonanze vibrarono, mentre il suo intento di lasciare la vita senza macerie alle spalle, salì con il mio aiuto, verso il cielo, accompagnato dal Campo di Coscienza che avevamo creato, lo spazio sacro dei Maestri Guaritori, il Chryst Allineament.

Consegnando al suo Divino Sé la katana, la spada della resa, dell’accettazione passò dalle sue mani ormai stanche a ciò che egli chiamò come destino.

L’energia aveva guarito il corpo mentale e lenito quello emozionale. Il decorso della malattia si assestò poi in una fase gestita con maggiore lucida serenità.

Quando lo rividi, sapendo che era per l’ultima volta in questo spazio-tempo, lasciati soli nella stanza d’ospedale, collegai il suo cuore alla Sorgente, tracciai le coordinate di luce di EOS , restai in ascolto della risonanza astrale. Gli antenati, gli angeli e gli elemental erano intorno a lui.

Vibrò sul cranio come un brivido mentre la mia mano si appoggiò sul settimo chakra.

Mi guardò con una dolcezza indicibile per dirmi addio mentre mi prese la mano. Gli sussurrai di invocare la Madre Divina se la notte del Passaggio fosse stata troppo buia.

Sei tu la madre?- mi chiese con struggente fervore- No-gli risposi- sono solo un canale della sua benevolenza, affidati alla sua Luce.

Una ondata di energia purificatrice si canalizzò nella stanza e gli occhi gli si riempirono di lacrime, sorrideva come un bambino.

La purezza senza parole del suo sguardo come del suo cuore, in quell’istante eterno, dissolse ogni altra ombra.

©Darshana degli Elohim di Luce

Ideatrice del progetto EOS-Energia Olografica Sistemica® di cui mutua e veicola le Frequenze di Guarigione Olografica Bio-Cosmica dai Maestri Guaritori Cosmici.

———————–

P:S:

Ci viene in mente “Cose che non farò”, la poesia con cui Allen Ginsberg, il più grande poeta della beat generation, mentre si congeda dal mondo, magnifica ancora una volta il suo attaccamento alla vita.

Aveva 71 anni e una settimana prima gli avevano diagnosticato un cancro al fegato. Forse l’epatite C presa nel ’60 in Sudamerica era degenerata in cirrosi e poi in cancro. Il 31 Marzo subito dopo aver ricevuto la notizia Ginsberg scrisse l’ultima poesia della sua vita: “Cose che non farò” (“Nostalgie”). E’ un elenco di tutti gli impegni, gli incontri, i piaceri che non vivrà più. Eccone alcuni versi:

“Non potrò visitare Lhasa stare all’Hilton o a casa di Ngawang Gelek e stanco salire al Potala
né mai più tornare a Kashi, bagnarmi nel Gange…
o andare ai festival di musica a Madras con Philip
o vedere la Sfinge del deserto all’alba o al tramonto…
né salirà ancora le tre rampe di scale di East 12th Street…
niente più estati con i miei amanti, o insegnare Blake al Naropa Institute
I miei Mind Writing Slogan, poetica americana, Williams Kerouac Reznikoff Rakosi Corso Creeley Orlovsky…”