Della relazione tra suono e geometria oggi se ne ha una conoscenza diffusa grazie al lavoro della cimatica, un noto esperimento, la lastra cosparsa di granelli che prendono la forma di figure geometriche concentriche a diverse frequenze, o la bacinella d’acqua posta sopra un amplificatore che riproduce determinate frequenze,  mostrano la natura fisica del suono ed il suo profondo legame con la realtà manifesta indicandone le fondamenta.

Le onde sonore si propagano attraverso l’aria tramite vibrazione secondo precise configurazioni, a volte simili a cristalli di ghiaccio, altre volte a mandala complessi a seconda della frequenza sonora emessa o della struttura fisica della fonte sonora.

Ma questi suoni che sentiamo provenire dal canto di alcuni uccelli o dalla percussione dei metalli emergono spontaneamente come espressione della natura delle cose, la capacità di intonare melodie così gradevoli all’ascolto non proviene certo da uno studio sull’armonia ma da un evolversi all’interno di dinamiche che connettono ogni sistema all’altro. La sensazione di benessere che si prova all’ascolto è legata, relazionata a queste disposizioni in figure geometriche armoniche, una progressione di suoni come una melodia può influenzare l’emotività, lo stato di coscienza entrando in risonanza con essi, come un riconoscimento,veicolando informazioni multidimensionali contemporaneamente a quelle acustiche tradotte dal cervello.

L’attenzione verso il suono ci ha permesso di creare musica come un linguaggio, in grado di evocare immagini e contesti grazie a quelle stesse dinamiche riscontrate nell’esperienza di vita e riconosciute nell’ esplorazione dei legami tra le note. La separazione dei suoni tra loro consonanti o dissonanti si ramifica in un’analisi sempre più accurata, e ripropone le stesse relazioni tra le parti osservate in tutti i sistemi. Il suono puro, la percussione di un cristallo o di un diapason, è in grado di evocare una sensazione, ha proprietà curative, esplorate profondamente in musicoterapia, che conferma le infinite corrispondenze tra il suono, la biologia degli esseri senzienti e la materia. D’altro canto, le dissonanze totali, ciò che noi chiamiamo rumore, generano repulsione e allontanamento dalla fonte sonora. Quindi dove nasce il linguaggio musicale? Dalle combinazioni tra suono e dissonanza, che nella loro esplorazione generano percorsi, complessità e ramificazioni tali da produrre ciò che noi oggi chiamiamo musica.

Ma queste ramificazioni, queste infinite possibilità che si confermano e si escludono secondo leggi e proprietà autoemergenti tendenti all’infinito, non sono la natura del suono. Siamo noi stessi, è il modo con cui osserviamo il Tutto, ed il Tutto ripropone noi stessi alle nostre percezioni.

L’attenzione dell’uomo verso questi fenomeni ne ha plasmato le parti a sua immagine e somiglianza, utilizzandole come materia prima per un immenso autoritratto musicale. Queste sono le fondamenta di ciò che chiamiamo Arte, l’uomo che esplora sé stesso tramite la Natura delle cose, l’interno osservato tramite l’esterno.

Risulta ben chiaro quindi come la melodia armonizzata di un brano musicale sia in grado di modificare profondamente l’animo umano, è letteralmente l’informazione di uno spostamento, di un percorso interno sperimentato dal compositore e veicolato attraverso il suono. Chiaro anche come diverse persone vivano esperienze diverse all’ascolto di una stessa melodia. Ognuno di noi, in un dato momento, esiste in una “posizione” interna diversa, uno stato diverso, e uno stesso spostamento produce effetti diversi.

Da qui è possibile fare alcune riflessioni. All’interno dell’universo musicale si può quindi osservare come le particelle sonore tutte siano fondamentali allo sviluppo di una melodia, di una costruzione armonica, per collegare specifiche tonalità è utile passare per determinate note, che prese singolarmente non hanno effetti particolari o desiderabili. Queste note, queste dissonanze sono necessarie ai fini del dialogo musicale, sono parti che collegano le varie tonalità alle altre e ne permettono la corretta posizione nel tempo, danno il senso di dinamismo e di progressione, oltre che espandere enormemente il campo di esplorazione e le possibili combinazioni.

Equiparando l’universo musicale alle nostre realtà emotiva e psichica, in quanto loro creatura, è possibile intuire quanto sia utile provare a pensarne gli aspetti dissonanti come parti di un insieme armonico. Piuttosto che analizzarli singolarmente, provare a collocarli all’interno del proprio spazio interiore dove la loro dissonanza abbia un senso, un respiro tra le consonanze in attesa di una visione d’insieme più ampia. Quindi, esattamente come per la musica, rendendo queste dissonanze funzionali più che indesiderate. Operare in tal senso sul proprio mondo interiore, su ciò che è considerato gradito o meno, può essere utile per raggiungere una più ampia accettazione di sé che sia allo stesso tempo un riconoscersi melodia partecipe di un’opera infinita in continua evoluzione, riconsiderando ogni nota che emettiamo, ogni pensiero, azione, come utile, come parte attiva nell’intreccio armonico del Tutto, come granelli di sabbia di un Mandala tibetano che riproduce l’Universo.

La scienza ha evidenziato come l’essere umano nasca con ottime capacità di riconoscere il suono puro come gradevole, come fonte di benessere, o come possa sin dalla nascita abbinare una melodia ad un’emozione, a qualcosa che vive all’interno di sé, capacità che l’avanzare dell’età in un’esistenza lontana da stimoli creativi o in una mancanza di ascolto partecipato tende a diminuire. Chiaramente è necessaria una certa cura di sé stessi per mantenere attivo tale ascolto, un’attenzione non diversa da quella suggerita dai facilitatori spirituali.

Per alcuni può quindi essere d’aiuto un approccio al giudizio che permetta di pensarsi come strumento intento a musicare la propria personale melodia ove ogni nota, quindi ogni gesto o scelta, ogni pensiero, è funzione di un’armonia universale, di una struttura fluida, un equilibrio in continuo divenire tra ordine e caos, tra dissonanze e consonanze modellate continuamente da ogni particella esistente in relazione con le altre.

Può essere una fonte infinita di benessere ascoltare sé stessi ed il Creato suonare la musica delle Sfere, in ogni istante della propria esistenza.

a cura del musicista Patrizio Colagiovanni

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APPROFONDIMENTI  su Dissonanza e meditazione per la Coscienza Suvramentale 

RAGGI TONALI

musiche originali, composte ed eseguite da Darshana in stati espansi di coscienza, in compenetrazione con Maestrie di Luce e con la vibrazione di EOS-Energia Olografica Sistemica, che generano “riparazione” della memoria cellulare e conducono l’ascoltatore in stati meditativi catartici di non-mente e ad elevati stati di “Presenza” sovramentale, evocando la Luce radiosa dello spazio omnipervadente e illimitato del Terzo Occhio e Ottavo Chakra.