La famiglia, il microcosmo delle relazioni all’interno di essa…è dove noi impariamo a vivere nel mondo: mio padre mi ha insegnato che un uomo è…, mia madre mi ha insegnato che una donna è…, mio padre mi ha insegnato che  la vita è….

La prima immagine che abbiamo del mondo è attraverso di loro; così come loro guardano il mondo , così lo guardiamo anche noi . Poi cominciamo a guardarlo attraverso gli occhi dei compagni , attraverso gli occhi delle maestre che, magari, ci indirizzano attraverso il gioco, attraverso le relazioni tra gli amichetti , ci danno delle dritte su come navigare nel vissuto del quotidiano. Poi c’è la scuola; poi saranno gli amici , poi sarà la vita stessa. Però, diciamo, questo primo imprinting lo danno i genitori .
E chi sono i genitori?
I genitori sono i nostri Dei , perché ci sembrano invincibili, straordinari . E noi, da questo Dio, accettiamo qualunque cosa e ,a questo Dio, noi chiediamo qualunque cosa . Quando entriamo in uno spazio di conoscenza di quella che è la nostra piccola vita e cominciamo a staccarci un po’ da loro , cominciamo a perdere questa totale fede . Peggio ancora quando cominciamo a vederli per quello che sono ; lì c’è proprio la perdita totale della fede.
Ma , in realtà, che cosa vediamo di questi genitori? Vediamo la loro umanità, così come vedremmo la nostra. Ma la loro non ce l’aspettiamo; da loro vogliamo l’impeccabilità: quella che avevamo nella nostra mente quando eravamo piccolini. E loro erano grandissimi, invincibili, enormi , belli; quanto li amavamo nella loro bellezza.

E da loro accettavamo qualsiasi cosa: la sgridata come il complimento; qualche volta abbiamo accettato anche violenza; abbiamo accettato contraddizioni ; abbiamo accettato privazioni .
Allo stesso tempo chiedevamo tutto. Chiedevamo la presenza costante : quando si è piccoli piccoli il pianto è il richiamo della madre… il trauma di quando un bambino viene portato al nido e riversa poi sull’insegnante la proiezione della propria madre , però vive questa separazione: quello è uno dei primi tradimenti .

Una prima perdita di fede , perché avviene una prima separazione. Oppure quando, appena nato, non può essere messo sul corpo della madre o non può essere attaccato al seno . “non ricevo il primo nutrimento”. Il colostro è l’ambrosia, il nettare degli Dei. Non avete idea di cosa contenga il colostro, è una roba molto simile alla pappa reale . Quindi, in natura esistono un insieme di aminoacidi , di vitamine, di Sali minerali , che è l’imprinting per il bambino, cioè, il suo corpo ha il primo imprinting alimentare . “Io sono un essere umano vivente; mi nutro “.
Senza quell’imprinting ha poi serie difficoltà; c’è uno stretto collegamento tra chi soffre di allergie ed intolleranze alimentari e il non allattamento al seno. Ma non tanto per il latte, è il colostro. E’ il primo riconoscimento dell’imprinting come essere umano. Così  un po’ tutti i mammiferi.

Quando avviene questa separazione, in un modo o nell’altro, noi abbiamo perdite di fede, per farne crescere un’altra dentro di noi , che è la fede in un’idea, nel gruppo , nella bandiera, la fede in un modo di vestire , la fede in una ideologia. Le ideologie più aberranti sono state quelle dove abbiamo avuto le figure forti paternali : il fhurer era un padre per il suo popolo ; per questo ha attecchito in quella forma.
Tutte le dittature trovano uomini e donne  come ” padri e madri”….. Siamo disposti ad accettare qualunque cosa ma anche chiediamo qualsiasi cosa. Allora, la perdita di questa fede che ci fa attaccare a queste altre fedi che costruiamo dentro di noi…
I genitori; i nostri Dei. Ci separiamo, quando è il tempo di separarcene ed è come se perdessimo quel riconoscimento, quella qualità, quella sostanza. Un figlio allontanato dalla madre non la saprà riconoscere , anche se è sua madre; se non la vede, non la sente, non l’annusa , non la mangia, non potrà mai riconoscerla ; vivrà eternamente questo vuoto.
Allora, questa separazione , ci fa , un po’ alla volta, perdere la fede, cioè quella fiducia che c’è , che esiste.

E noi, nel cercare Dio, in realtà non stiamo cercando Dio : stiamo cercando la nostra fede. Perché Lui c’è, c’è sempre stato e sempre ci sarà.

E’ come se dovessimo mettere alla prova la nostra capacità di vederlo, la nostra capacità di sentirlo, la nostra capacità di averlo dentro , la nostra capacità di abbracciarlo, la nostra capacità di nutrircene . Lui è là, anzi; più che là, Lui è qui.
Perché tua Madre è dove sei tu!
In un campo energetico il figlio piccolo e la madre sono un solo uovo , anche se sono separati: ci sono due corpi fisici ma, energeticamente, fino ai cinque anni, il bambino è un tutt’uno con la madre . Come accade in certe coppie , che sono proprio lo stesso uovo ; c’è proprio una simbiosi… quelle coppie che si somigliano anche fisicamente e che stanno così bene insieme, perché è una monade, non è una coppia uno più uno ma è una monade. E si somigliano.

Allora è come se noi dovessimo cercare la nostra fede ; andarci a cercare , ritrovarci…
Noi, in questa ricerca di Dio , altro non stiamo che cercando noi stessi.
E più noi ricerchiamo noi stessi, più Dio è presente in noi.

Per questo la ricerca personale non è mai disgiunta da una ricerca spirituale . Un grande pensatore italiano , che era Tiziano Terzani, era un laico : aveva fatica ad usare la parola Dio , però era intriso di spiritualità. Non a caso , la ricerca di sé ha portato ad una chiave che lui non chiamava spirituale, ma lo era. Se noi leggiamo i suoi libri noi non possiamo non vedere questo aspetto spirituale.
 La ricerca di sé contiene in sé lo spirito del Sé.

La ricerca personale, la via di crescita, di consapevolezza, è uno scoprirsi, quindi acquisire una fede in ciò che tu sei; automaticamente non puoi non prescindere dal ritrovare Dio in te. Poi, se ti vergogni di chiamarlo Dio , allora devi crescere ancora un po’.
Perché , magari lo chiami la Fonte, la Sorgente …
Ma di che cosa abbiamo vergogna? Di ciò che noi siamo?
No! Io sono questo. Tu sei questo. Di cosa mi devo vergognare? Che ho in cornice i miei antenati?
E’ così che ci vergogniamo anche degli zingari, o degli albanesi o dei kosovari . E’ così che ci vergogniamo a volte di noi stessi o della nostra povertà o di un difetto fisico, perché ci vergogniamo di Dio.

Darshana degli Elohim-  insegnamenti dai corsi di meditazione 2012