Chi è il nemico dell’Umano Terrestre

Il titolo di questo nostro incontro è appunto chi è il nemico dell’Umano Terrestre e dov’è questo nemico? Innanzitutto bisogna dire che il vero nemico è dentro di noi, poiché il concetto di nemico è appunto un concetto, è qualcosa che noi definiamo come categoria quindi può essere percepito su piani e su livelli differenti. Nell’invitarvi a questo incontro vi ho chiesto di riflettere un po’ prima di incontrarci su alcune domande interiori, in particolare su: chi è il tuo nemico, quello che tu consideri essere il tuo nemico; che cos’è per te il concetto di nemico; e poi se hai un nemico attualmente, qual è il tuo peggior nemico, quello che senti come tale attualmente. Aprire ad una riflessione un po’ più ampia che secondo me potrà maturare in te nei prossimi giorni su quanti nemici hai avuto sia fisicamente che psicologicamente e può darsi che scoprirai degli aspetti interessanti.

Nella foto :Gioacchino Assereto, Martirio di san Bartolomeo (1630-1635 circa; olio su tela, 120 x 170)

Innanzitutto, diciamo subito che la parola “nemico” esclude il suo opposto cioè “amico”: ti è nemico colui che non è amico infatti in latino “inimicus” è colui che non è amico, quindi già stiamo separando, già stiamo creando la struttura, una categoria: ciò che mi è amico e ciò che mi è nemico. In genere il nemico è inteso come colui che può attentare alla tua quotidianità, alla tua serenità. Il nemico ad esempio è quello che tu hai quando c’è una guerra e si combatte: di qua ci sono i buoni e di là ci sono i cattivi, i nemici. Di qua ci sono le intenzioni giuste, le intenzioni sante, o per lo meno presunte tali, e di là ci sono i cattivi, coloro che devono essere annientati perché stanno attentando al concetto stesso di comunità, di collettività.

Bene, il nemico è dunque un individuo o un gruppo o un popolo che viene percepito come fortemente avverso, come qualcosa che può minacciare la tua tranquillità, la stabilità di una nazione, di un popolo o di un gruppo di persone. In questo momento planetario abbiamo un “nemico” che viene considerato tale e che è il virus della pandemia, che ci sta, in qualche modo, mettendo alla prova, le immagini e anche le parole che vengono usate per descrivere la lotta con questo virus sono immagini di guerra. Quante volte abbiamo sentito dire “è una guerra, dobbiamo combatterlo” ed è la lotta tra il bene e il male: il virus è il male e noi siamo colpiti e questa volta il male è enorme perché prende tutto il Pianeta insieme, la pandemia, dunque non c’è popolo su questo Pianeta che non sia in lotta con il “nemico”. Effettivamente è una grande imponente lotta, la più imponente lotta che la storia umana ricordi dopo quelle due/tre grandi lotte che ha dovuto affrontare nei millenni (dalla peste, all’influenza Spagnola, le Guerre Mondiali, l’Olocausto, gli Olocausti), cioè una delle lotte più terribili che sembrano essere state intraprese e quindi la terminologia militare si usa proprio in maniera rilevante! C’è un aspetto da considerare e cioè che questo “nemico” non è conosciuto. Parto da questo antefatto per poi arrivare a certa modalità di diffusione non solo delle notizie ma anche di che cosa sta accadendo realmente a noi e a questo Pianeta in quello che viene considerato comunque un passaggio dimensionale.

Se stiamo vivendo una transizione qual è il senso di questo nemico?

Dicevamo che è un nemico sconosciuto, conoscevamo più o meno come si comportavano certi suoi cugini virus ma di fatto ci sta sorprendendo di giorno in giorno.

Questo termine: nemico abbiamo visto che serve sempre di più come funzione sociale, cioè per giustificare determinate azioni sia politiche, sia sociali che economiche. Per dare valore anche ad azioni nobilissime e necessarie che vengono attuate si cerca comunque di utilizzare questo termine come funzione sociale per designare un’entità non meglio conosciuta, quindi rimane ancora più incombente perché può aggredirti da un momento all’altro, in una possibile mancanza di attenzione questo nemico può aggredirti e la tua risposta immunitaria cioè la risposta che tu, come corpo hai, ha una grande difficoltà perché è un nemico al quale non eravamo preparati. In qualche modo,la funzione sociale che ha questo nemico ci provoca un’intensa risposta emotiva perché ci troviamo di fronte ad un’entità che non vediamo come una parte del tutto, come qualcosa che esiste nel Pianeta, ma la vediamo invece come vera inimicizia, come qualcosa cioè che può mettere a repentaglio la maggioranza della vita umana su questo Pianeta, quindi il Pianeta stesso. Di fatto così non è, perché è solo un piccolo anello di una catena che si è spezzata purtroppo proprio per irresponsabilità umana,dato che questo virus è arrivato a noi attraverso un salto di specie, quindi non era destinato a noi direttamente, conviveva già da centinaia e centinaia di anni con alcune specie animali. Nel momento in cui gli esseri umani hanno travalicato la soglia quindi hanno invaso il territorio tra le specie, hanno generato un salto di specie, mangiando carni non adatte o comunque vivendo un particolare stile di vita parossistico, caotico, inquietante, ai limiti della oscenità della nutrizione umana. E’ avvenuto il salto di specie poichè l’uomo ha invaso il territorio, ha abusato delle altre specie. In questo caso, poiché in termini di teatri di guerra si parla di buoni e di cattivi (c’è chi invade un territorio e noi dobbiamo difenderlo) io porrei una domanda: dove sono i buoni e dove sono i cattivi? È una domanda che contiene concetti forti che possono anche disturbare perché è difficile pensare che noi esseri umani possiamo essere stati cattivi rispetto invece ai miliardi di esseri senzienti su questo Pianeta che sono stati da noi sistematicamente torturati, invasi, odiati, uccisi, assaltati, per usare alcuni termini sempre legati a teatri di guerra.

Nella foto manifesto xenofobo

La qualità emozionale della comunicazione

Ecco allora questa lotta che viene passata come una oscura minaccia genera una intensa riposta emotiva, esplode la rabbia, esplode l’odio, esplode la frustrazione. Avrete notato come gli scenari politici in Europa, in Italia e anche oltre Europa e in Oriente, siano stati molto turbolenti negli ultimi mesi, quasi di pari passo a questa enorme frustrazione che stavamo vivendo come umanità di fronte al nemico invisibile e alla difficoltà di poterlo sconfiggere, quella frustrazione che nasce ogni qualvolta ci troviamo di fronte a qualche cosa a cui non possiamo dare un nome, a cui non possiamo dare una fisicità, quel nemico che non possiamo guardare negli occhi: esplode la paura, esplode la sfiducia, esplode il rancore. Tutto questo diviene allora tutto questo un vero e proprio concetto politico perché stiamo catalogando questo nemico come odio, come battaglia, come guerra, tutto viene preso e masticato come concetto politico, cambia proprio la questione ed ecco che esplodono in rete gli estremisti, gli omologati, gli opposti, i continui opposti, le alleanze, i nemici, onde di pensiero partigiano, che si ritrovano in rete sotto forma di chat, sotto forma di messaggi seriali che ci invadono! Ci arrivano notizie di tutti i tipi, ci troviamo anche di fronte ad un’informazione che parossisticamente viaggia esattamente come le nostre forme emotive, anche i media sono emotivi, anzi i media sono molto emotivi e sprigionano emozioni perché hanno al loro interno la qualità emozionale della comunicazione; i media non possono non essere emozionali per questo sanno muoverci attraverso precise parole, precise forme di linguaggio ma attenzione queste stesse parole forti, queste stesse emozioni associate a buoni e cattivi sono anche usate nelle varie corporazioni delle chat Facebook, della chat Instagram, della chat WhatsApp, delle chat Telegram o di tutte le chat che volete o anche nel nostro parlare quotidiano! Quante volte incontrando un amico o un’amica il discorso non finisce su questo argomento e poi viene sempre portato verso il concetto politico perché così è direzionata la questione. La questione non è mai stata affrontata né emotivamente, né culturalmente in una maniera più ampia, più “allargata” a ciò che è stato l’uomo fino ad oggi. Forse da questo momento in poi, nascono nuove possibilità di vederci come umanità: come ci vediamo, come vogliamo ritrovarci? Quando sentiamo dire: “tutto sarà come prima” oppure “niente più sarà come prima!” sono le ennesime categorie mentali! Certo che tutto torna come prima, basta vedere un fine settimana di sole per vedere che tutti hanno voglia di tornare ad essere come prima, come se tutto questo non fosse mai accaduto! Invece tutto questo accade e accade, non per farci vivere una opposizione, non per farci vivere una bellicosità, una militarizzazione del linguaggio, ma per mostrarci che poiché viviamo in una società democratica, educata, non riusciamo a tollerare le regole imposte, non riusciamo a tollerare la possibilità che siamo costretti a stare isolati, lontani o chiusi in casa. È una società ormai educata più o meno democraticamente da molti anni ed è inverosimile che possiamo interiormente accettare delle regole che ci costringono a determinati comportamenti. Quanta intolleranza nasce dalla rabbia, dall’odio, dalla frustrazione, dalla paura, generate dalle parole della politica, dalle parole dei media, dalle parole che sono state usate e che hanno in qualche modo militarizzato questo virus o meglio ancora la lotta al nemico invisibile!

Ma questa lotta io sento che nasce come un emblema, che nasce come una grande metafora del cambiamento epocale che tutta l’Umanità Terrestre sta attraversando.

Se vediamo tutto questo in una logica di macrocosmo possiamo dire che è una lotta ed è un passaggio, è una metafora di tutta l’Umanità Terrestre ma se vediamo gli stessi concetti nel micro cosmo questa lotta è anche di ciascuno di noi, questo passaggio ci appartiene, questa metafora ci appartiene individualmente. Per questo le domande iniziali che vi ho posto come gruppo di ascolto sono state: chi è il tuo nemico peggiore? Magari qualcuno risponderà “è la noia” “è la paura di incontrare l’altro” “il mio nemico peggiore è la pigrizia”. E cosa risponderesti alla domanda: hai avuto un nemico fisico, reale, concreto, c’è qualcuno con cui hai dovuto fare una lotta per dei diritti ad esempio? In quale contesto hai avuto un nemico o dei nemici, sia nella tua vita quotidiana sia psicologicamente, quante volte hai avuto un nemico psicologico?

Bene, queste domande le ho poste proprio per portarvi a riflettere su voi stessi, individualmente parlando, e può darsi che scoprite che il macrocosmo si comporta in assonanza e tu ti comporti in risonanza. Ricorda che ogni qualvolta si definisce un nemico, tu stai lottando! In un concetto olografico, in un concetto di particella che risponde ad un’altra particella, chiunque additi ad un nemico, chiunque indichi un nemico sta generando in te una lotta, un conflitto; e altrettanto tu, quando indichi un nemico stai originando fuori di te un conflitto, una lotta perché c’è sempre una parte contro un’altra parte, è l’eterna lotta fra il bene e il male, sicuramente avete già pensato a questo attraverso le mie parole.

Spesso, anche se non viene usata la parola nemico, vengono usati dei termini peggiorativi che sono dei sostituti della parola nemico e vengono utilizzati in tantissimi contesti. Se io dico: “è una pessima persona” è un concetto peggiorativo, automaticamente questa è una persona dalla quale tu vuoi scappare, fuggire, non ci vuoi avere niente a che fare e allora è un nemico e tu automaticamente ti poni dall’altro lato della barricata, di qua ci sei tu e di là c’è la pessima persona. Immagina se tutto questo tu lo porti verso un particolare gruppo di persone, verso un contesto locale di paese, di città, di quartiere, o verso un contesto sociale particolare…è così che nascono gruppi di persone, gruppi di propaganda, gruppi che designano steccati proprio perché non riescono ad andare oltre l’identificare l’altro come nemico e non come qualcuno che ha i tuoi stessi diritti, che ha magari le tue stesse paure, le tue stesse esigenze, le tue stesse necessità. È chiaro, è difficile non pensare ad un nemico se questo imbraccia un fucile, una pistola, un kalashnikov ma dimmi, puoi sempre rispondere con la violenza alla violenza? Porta nel tuo microcosmo questa domanda: posso mai rispondere con il conflitto al conflitto?

Allora non possiamo stupirci se ci sono governi che parlano di minaccia o ci sono persone che parlano in termini di minaccia o usano termini minacciosi per il bene pubblico, per il bene della collettività, per il bene dei diritti non dati; non ci possiamo meravigliare che in nome di un’identificazione ci sono governi, popoli, persone, capi che indicano, che designano, a seconda delle circostanze, persone, gruppi, interi popoli come nemici. Osserva: oggi non c’è la possibilità di fare un cammino evolutivo se non guardiamo all’uomo come il peggior nemico di sé stesso. Ecco, ho risposto alla domanda: “dov’è il peggior nemico dell’Umano Terrestre?” E’ nell’uomo, nell’uomo stesso! È nell’uomo stesso quando utilizza il concetto di bene e di male per demonizzare, ho usato volutamente una parola anche questa molto impegnativa. La demonizzazione è una parola che nasce perché esiste un male denominato in un certo modo e in che cosa consiste? È la caratterizzazione di un individuo o di un gruppo o di un popolo come qualcosa di malefico, di cattivo. Senza fare nomi, senza dirvi quali, negli ultimi anni quante volte abbiamo identificato alcuni popoli del Medio Oriente demonizzandoli! Se è vero come è vero che hanno usato, diciamo così, delle maniere forti, dobbiamo anche valutare quanto l’Occidente ha nutrito in termini di denaro o di forniture militari, esattamente quei gruppi, quei popoli, quelle persone che poi sono stati demonizzati e allora, ancora una volta, dove è la soglia? Porta la domanda a te: dov’è la soglia che io travalico? Dov’è che cerco continuamente il male da sconfiggere? La malattia? La paura della morte? Le emozioni non evolute? Non sono solo concetti, osservati nel tuo quotidiano, osservati come ad esempio fai propaganda, la propaganda per l’alimentazione vegana, la propaganda per l’alimentazione vegetariana; la propaganda posso bere il caffè, non posso bere il caffè; la propaganda questo è utile, quello non è utile. Abbiamo la necessità in ogni momento di dire quello che ci piace e quello che non ci piace, proprio così, sì nel senso “a me piace questo”: “a me piace vestirmi sempre di rosso” e l’altro “no a me piace il blu” e l’altro “no io preferisco il nero”…Perfetto, della scelta di che cosa ti piace e non ti piace stai facendo propaganda! Cosa voglio dire? Che in un processo evolutivo come fai a parlare di Risveglio se poi la tua vita è fatta continuamente di piacere e non piacere? Vedi, il vero risvegliato non sceglie perché non ha necessità di scegliere! Certo, ha necessità di avere una comodità ma non ha necessità di scegliere!

Ecco che potrei dire, in maniera provocatoria, che tu mi ascolti o meno, non è una mia necessità. Che tu ascolti me o in me il Maestro non è una necessità del Maestro. E’ invece premura del Maestro nel momento in cui invita ad un sat sang a rispettare l’invito perché si rende conto che dall’altra parte ci sono persone che hanno voluto accogliere l’invito e allora si farà in quattro per nutrire la loro consapevolezza. Non è una necessità del Maestro nutrire l’altro, nutrire l’ascoltatore e non è neppure un obbligo e non è neppure una scelta. E’ un fare, quel fare si pone in essere, quel fare accade.

Fenomeni impersonali

Ci sono poi dei fenomeni impersonali che non sono precipuamente politici, economici, sociali. Sono fenomeni impersonali quelli che potremmo chiamare gli effetti indesiderati della nostra vita quotidiana e sono ad esempio la malattia, gli incidenti sul lavoro… cammini per strada, inciampi e cadi e ti fratturi una caviglia, è un effetto collaterale o è un effetto indesiderato? Vedete come vi parlo di terminologie che sentiamo molto negli ultimi giorni. L’ effetto indesiderato è qualcosa che accade ma che tu non prevedevi potesse accadere. Cammino per strada, ho sempre camminato per quella strada, c’è un sasso, non lo vedo, inciampo e cado e mi fratturo la caviglia quindi è un effetto indesiderato di quella passeggiata, non è necessariamente riconducibile ad un nemico reale perché non possiamo pensare che qualcuno ha messo lì quella pietra nella quale siamo inciampati, piuttosto invece è stata una nostra distrazione. L’effetto collaterale invece è che se piove ti bagni se non hai l’ombrello, cioè era prevedibile che tu ti bagnassi ma non hai portato l’ombrello, per cui piove e ti bagni! In termini energetici, l’effetto collaterale è, come direbbe il proverbio: “tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino!” se tu agisci sempre le stesse modalità non ti puoi aspettare una risposta diversa, avrai sempre degli effetti collaterali: se vivi rabbia, se vivi risentimento, se vivi gelosia, se vivi certe storture della comunicazione, se preferisci certe parole piuttosto che altre, se ti accorgi che hai invidia, se vivi la sfiducia, se non fai altro che parlare male del tuo Governo, se vedi gli opposti continuamente, se separi, se fai le categoria A, le categorie B, le categorie C poi non puoi meravigliarti di avere effetti collaterali, non puoi non averli, non so se è chiaro il concetto, sono fenomeni impersonali, e perdonate se sembra così fredda questa terminologia; parlando poi della malattia, la malattia è un effetto collaterale: se tu sai che fumando tantissimo puoi avere dei problemi polmonari, questi sono un effetto collaterale del fumo. Non puoi prevedere invece, pur avendo una qualità di vita abbastanza ottimale, l’ effetto indesiderato di una malattia che ti arriva tra capo e collo, anche se a livello genetico, il 30% delle malattie che colpiscono gli esseri umani terrestri è appunto di natura genetica, esiste la genetica non può esistere solo la somatizzazione, essa è solo una parte, come lo stile di vita, è solo una parte! In fieri, cioè come possibilità, abbiamo che il 27/30% la genetica del nostro albero familiare incide sulle malattie che colpiscono il genere umano terrestre e dunque possiamo considerare la malattia un nemico? No, perché allora dovremmo considerare nemica tutta la nostra genealogia, non solo quella familiare (padre, madre, nonni, zii) ma tutta la genealogia del popolo italiano, perché i Romani – che sono l’antefatto dell’attuale genealogia, oltre che ad essere conquistatori ed aver portato verso il popolo italico numerose malattie acquisite in Oriente e divenute endemiche – avevano determinate malattie, i Greci ne avevano delle altre e i popoli del Nord Africa ne avevano delle altre ancora, in Oriente ce ne sono altre ancora. Gli Aborigeni o i popoli dell’Amazzonia non conoscevano le malattie che sono state portate dall’Occidente, non conoscevano l’influenza, se pensate che il COVID è arrivato fino in Amazzonia! E non certo per via aerea, è arrivato attraverso la contaminazione tra popoli.

Quindi non possiamo considerare la malattia solo come effetto indesiderato ma è anche un effetto collaterale della nostra genetica, possiamo però non replicare a livello energetico certe qualità della nostra genetica (quel 27/30%) con uno stile possibilmente differente, possiamo in qualche modo arginarlo.

Se in una particolare famiglia il demone della malvagità, il demone della rabbia si è perpetrato per generazioni ditemi se gli effetti collaterali di determinate malattie genetiche non si possono ripetere, si ripeteranno eccome, eccome, eccome, come bubboni, come cancri, come mitologia.

La mitologia della malattia

Sì, ci sono aspetti della malattia che sono mitologici come dei, come dio, come dea, come giorno e notte, sono caratteri che l’essere umano terrestre ha acquisito, come tali non sono nemici dell’uomo ma sono indicatori del cambiamento che l’essere umano terrestre deve fare. La divinità bene, la divinità male è mitologica, non è reale, non è neppure un ologramma perché vedete l’ologramma della Luce è puro! Nei miei Insegnamenti quando parlo della Luce nella Luce io parlo di una Purezza e non può contenere cianografiche che ripetono continuamente i contorni del nostro corpo fisico con tutti gli annessi e i connessi del corpo emozionale, del keterico, del mentale, dell’eterico! Se poi pensate che certe religioni considerano anche un dio monoteista come nemico allora vedete che entriamo veramente in quella categoria di bene e male come mitologia, essa contiene gli archetipi ma non è detto che siano reali, che siano concreti, e che possano essere riconducibili anche allo spirito di una umanità risvegliata!

Per questo allora l’idea di un dio punitivo genera la malattia che punisce, è una mitologia, e allora il virus punisce perché è una mitologia; certo esiste, è là, non possiamo dire che le malattie non esistano ma esiste anche l’uomo che le ha generate nella sua mitologia, nei suoi archetipi. Quelle malattie esistono anche nel mondo animale e anche nel mondo vegetale dunque esistono come archetipo di questo Pianeta che vive le sue tre dimensioni – 1^, 2^ e 3^- come processo evolutivo e non come immanenza! Allora cambiamo i termini, cambiamo gli “inimicus” con l’amico, cambiamo il nemico con l’amico, cioè il concetto stesso di ciò che non è amico, dobbiamo osservare che sono solo le nostre emozioni di avversità, di ostilità, che generano nemici, quelle sì sono connaturate al primordiale dell’uomo e che rimangono in noi come mitologia!

L’uomo esiste come bontà, come Luce, così come esistono le piante come bontà: una pianta non ti offenderebbe mai, magari si prende il suo spazio se tu lasci un palazzo vuoto, in disuso, ben presto le piante lo copriranno completamente ma non lo fanno per avversità, non lo fanno per ostacolarti, lo fanno perché trovano un territorio libero, mentre noi al contrario invadiamo e abbattiamo intere foreste per costruirci i nostri loculi, quotidianamente! E allora vediamo che i sentimenti di avversione, di ostilità, sono quelli che danneggiano, che fanno del male e talvolta ci riescono in maniera irreversibile, come sta purtroppo avvenendo in molta parte del nostro Pianeta!

Nel crogiuolo alchemico, uscendo dall’ancestrale

Scindiamo, la scissione ci deve essere, la separazione, ma non è la separazione degli opposti: di qua il bene, di là il male, ma neanche la fusione degli opposti come diversità in bilico. Il senso di scindere è in maniera chimica, è il crogiuolo alchemico, scindiamo tutti gli elementi affinché possano uscire dalla loro densità, dal loro lemma, cioè dal loro linguaggio che contiene l’avversità, che contiene l’ostilità, usciamo da queste definizioni, scindiamo ogni particella densa nel crogiuolo alchemico, uscendo dall’ancestrale, uscendo dal mitologico, uscendo dagli archetipi parricidi, da quegli aspetti di separazione e portiamo tutto verso una qualità alchemica di Purezza, di cristallinità, di oro!

Tutto quello che ho detto sul conflitto, sembra appartenere irreversibilmente all’umanità, invece no! Noi siamo persuasi – perché è un concetto anche questo mitologico – che la natura umana sia governata dagli istinti, “homo omini lupus” non è vero! Certo che gli istinti ci sono ma possiamo tentare di sconfiggerli? L’uomo è lupo per l’altro uomo? No l’uomo E’ il lupo cattivo di questo Pianeta, è una sua mitologia! Il drago che dobbiamo sconfiggere è proprio questa istintualità che ci fa avere paura. Il nemico è una categoria, è una costruzione sociale, è l’esito di un processo culturale – perdonate la mia veemenza, ma è qualcosa di talmente chiaro dentro la qualità della mia meditazione – il nemico infatti si costruisce quando una società attraversa un momento di crisi e la crisi che stiamo attraversando è talmente grande poichè è la crisi di una umanità che non ha più rispettato i patti tra Regni, i territori del mondo animale, del mondo vegetale, del mondo minerale, è una mancanza di stabilità che l’uomo ha creato per l’uomo, nelle varie circostanze storiche!

La scarsità di risorse alimentari per esempio in alcune parti del Pianeta, la necessità di conquistare terre perché poi vi si trovano tesori, pietre preziose, liquidi preziosi; il problema dell’incremento demografico; la presenza di profonde crisi economiche e sociali proprio in quelle popolazioni asservite, tutto questo è stato costruito dall’uomo contro l’uomo! Ma non è che l’uomo è solo preda di questi istinti, abbiamo molto, molto di più!

La Vulnerabilità come opportunità

Ecco che attraverso la via della crescita personale dobbiamo veicolare diversamente le frustrazioni, i timori, gli odi, dobbiamo trovare il modo di veicolarle diversamente. Smettere di pensare di conquistare, pensare di combattere, smettere di definire continuamente i paletti, le divisioni, culturali, etiche, morali e scegliere la vulnerabilità! Ebbene sì, se l’uomo accetta la sua vulnerabilità può sicuramente superare l’idea di lottare contro un drago terribile che può arrivare da un momento all’altro ad asservire l’umanità umana. Avete presente i libri di fantascienza dove arriva il drago, arriva Godzilla, arrivano gli extra-terrestri che vogliono conquistare il Pianeta? Queste sono le paure più oscure, sono le paure che ogni essere umano ha verso l’altro essere umano! Quando infrangiamo le Leggi Morali Cosmiche arrivano queste paure ed ecco che abbiamo bisogno di separare, invece se accettiamo la vulnerabilità come un punto di vista verso la Storia, verso noi stessi, accettiamo anche la vulnerabilità che stiamo avendo oggi rispetto al virus, cambiamo la nostra prospettiva.

Cambiare la narrazione

Dobbiamo cambiare la narrazione, dobbiamo cambiare il linguaggio, dobbiamo cambiare come narriamo i fatti del quotidiano: come ce li raccontiamo? Come ce li descriviamo?

Se è vero come è vero che i media hanno parole sempre uguali, ripetitive, vi invito a prendere carta e penna ed ascoltare i telegiornali e a leggere anche i post Facebook e segnarvi le parole ripetute! Per piacere, mettete da parte quei post che parlano di nemici, che parlano di tutto ciò che sta avvenendo da un’ottica di inimicità dove ci sono i vincitori, i vinti, l’eroe cattivo, quello che deve essere combattuto, quello che deve essere abbandonato, quelli che ti dicono: “non ti preoccupare, questa è un’umanità che rimarrà ancorata alla terza dimensione come un inferno mentre noi tutti ci trasferiremo chissà dove!” Cambiamo la narrazione! Possiamo inventarci storie diverse? Bene, io vi voglio invitare ad un altro tipo di gioco, ad un gioco diverso proprio attraverso una nuova narrazione. Io sono convinta che ogni processo di costruzione di un Nuovo Mondo, di nuove idee, di nuove possibilità che ci possiamo dare, di nuovi simboli, di nuove forme di dialettica debba comprendere in sé prima una destrutturazione per poi ricostruire, non delle nuove categorie però, ma ricostruire attraverso il rispetto dell’altra persona, verso la comprensione, la volontà di conoscere, di conoscersi innanzitutto. Destrutturare per trovare nuove parole per il dialogo così possiamo abbattere tutti i nemici visibili e invisibili della nostra mente e trasformare ogni cosa come alleato, per generare forse una vita migliore, una vita di tutti i giorni migliore, più serena, più concreta, più gioiosa.

Vi ringrazio della vostra presenza e partecipazione e spero di avervi dato degli strumenti di riflessione, anche rispetto a tutto ciò che trovate in rete sull’argomento che stiamo vivendo in maniera così drammatica in questo momento, sia in Italia che in tutto il mondo!

Darshanaji -trascrizione dal sat sang del 16 marzo 2021